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Autore Topic: Into the wild…the rain…the wind!  (Letto 2779 volte)

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mototopo67

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Into the wild…the rain…the wind!
« il: 29 Dicembre 2016, 21:22 »

Inizialmente doveva essere Cornovaglia, parte bassa del Regno Unito…zona relativamente tranquilla (meteorologicamente parlando)…poi mi sembrava riduttivo e ci siamo detti: perchè non infilarci anche le Highlands Scozzesi…ma si dai, a questo punto, già che ci siamo, facciamo anche un salto alle Orcadi!
E’ da ingordi…ma quando parte il germe del viaggio in moto, non riesco a trattenermi…e Simona subisce con tanta pazienza e comprensione.
Mi rendo conto che è più forte di me, associare, al fatto di fare tanti km il più lontano possibile da casa, la garanzia di un viaggio più “viaggio”…a volte è così, ma non sempre.
I km previsti erano 7000…saranno alla fine 7700, ma partiamo dall’inizio!
Moto nuova ritirata ad aprile (Triumph Explorer XCX), infarcita di ammennicoli elettronici che non fanno la mia felicità (tanta roba che potrebbe “rompersi”), ma che funzionano a meraviglia…e soliti pensieri da malato di mente: si rovinerà a fare un viaggio dove c’è il rischio di prendere tanta acqua, salsedine, sporcizia…bon, si vive una volta sola, meglio farsi meno problemi e partire!
E’ tutto pronto: il conta km segna 6000 km (con il tagliando previsto a 16000 km, parto tranquillo), tris alu Mytech, sopra valigie e borsa da serbatoio…ecco, in merito a quest’ultima, avendo questa moto il serbatoio abbastanza alto, mi rendo conto che quando è piena, mi copre parzialmente la strumentazione…nulla di drammatico, mi basta sporgermi un po’ e il navigatore rimane comunque sempre ben visibile, ma alla lunga devo dire che scoccia un po’.
Quest’anno il Garmin si è comportato egregiamente…non smetterò mai di evidenziare quanto apprezzi il supporto di questi “aggeggi”…oggi non ne farei mai a meno.
Simona, dimostrandosi previdente, decide di acquistare una nuova tuta antiacqua, in sostituzione di quella economica e provvisoria, acquistata quando ci rubarono la borsa da serbatoio (con le tute) a Belfast…per sicurezza ne acquisto una nuova anche io…sai mai che non prendiamo tutta l’acqua che non abbiamo preso nei nostri precedenti viaggi…mai pensata fu più infausta!
I pernottamenti e i traghetti sono già tutti prenotati…non voglio usare lo smartphone in vacanza e non ho nessuna intenzione, a pomeriggio inoltrato, di mettermi a “bussare” ai vari bed & breakfast, magari completamente bagnato, a elemosinare un posto letto.





31 luglio domenica

Cielo sereno, partenza ore 8:00.





Si viaggia nel massimo confort…cruise,  autostrada e poco traffico.
A Milano due gocce, ma poi smette…arriviamo al Gottardo e come al solito optiamo per il passo…continuo a non spiegarmi come mai, tanti automobilisti, ma anche motociclisti, decidano di passare ore in fila per fare il tunnel, quando allungando di qualche km, si può fare il passo, godendo al contempo di un panorama eccelso…e se va bene si fa anche prima!





La Svizzera come al solito la digerisco mal volentieri, con l’ansia continua dei limiti di velocità e delle relative sanzioni in caso di mancato rispetto…e lei ricambia con un acquazzone degno dei migliori tifoni asiatici. Un centinaio di km sotto il diluvio e anche l’interfono alza bandiera bianca…fortunatamente si riprenderà in seguito.
Raggiungiamo Colmar, e ci sistemiamo…non siamo stanchi, quindi ci cambiamo e, a piedi, ci incamminiamo per un giro in centro.











La cittadina è molto carina e, complici le temperature assolutamente più gradevoli delle nostre (20-25 gradi), ci gustiamo la serata.
L’indomani, colazione in una boulangerie (quanto le adoro) e ci avviamo in direzione Bruges, dove ci imbarcheremo nel pomeriggio sul traghetto che ci scaricherà a Hull la mattina seguente.
Le autostrade del Belgio, sono famose per la distanza tra una stazione di servizio e l’altra…addirittura abbiamo visto un cartello che avvertiva che il rifornimento successivo sarebbe stato tra, udite udite, 98 km!
Quindi occhio con l’autonomia dei serbatoi…certo è possibile anche uscire dall’autostrada e cercare nei paesini, ma non sottovalutate la cosa…in questo e in altri casi, mi avrebbe fatto piacere avere qualche litro in più nel serbatoio, anche se non posso certo lamentarmi dei consumi medi dell’Explorer (autonomia media, prima di entrare in riserva tra i 300 e i 350 km).





Arriviamo senza problemi al porto e ci siamo solo noi…zero fila! Oltretutto, questa tratta è anche molto più economica di quella che parte da Ijmuiden (Amsterdam).





La traversata sarà tranquilla…mare calmo e niente pioggia.
La mattina metto il naso fuori dalla cabina e mi affaccio alla vetrata…nubi dense all’orizzonte!
Ma non piove…cioè, non piove fino a quando non usciamo dal garage della nave…quindi salutiamo l’Inghilterra infilandoci immediatamente le tute.





C’è il controllo dei documenti e passiamo 20 minuti in fila…nel frattempo chiacchieriamo con altri due italiani su Bmw Rt che poi ritroveremo sulle Orcadi.
Ok, finalmente fuori…Simona mi rammenta che si guida a sx (mi ero già dimenticato, ma mi ero raccomandato di ricordarmelo spesso).
Prima tappa a York, per la visita al museo delle locomotive.
E’ gratuito, ma non lo è il parcheggio…però con la moto, diciamo che ci si arrangia!
Veramente interessante e affascinante…le vecchie motrici sembrano dei mostri in acciaio… non so quanto possano pesare, ma sembrano ricavate dal pieno. Ti catapulta immediatamente in un epoca passata e la mente viaggia fantasticando sulla belle epoque o su uno dei tanti film western della nostra infanzia. Consigliato!








Proseguiamo con una visita della cittadina, che, complice il tempo bizzoso, non regala ulteriori spunti di particolare interesse.
Ci avviamo quindi verso Auchencrow, dove pernotteremo in una graziosa struttura gestita da quello che a prima vista sembra un gentile pensionato inglese…poi, durante la registrazione scorgo tatuate sulle dita delle lettere, che associo al modus operandi dei carcerati…mi hanno fatto una certa impressione e magari non era assolutamente come pensavo, tuttavia mi compiacevo del fatto che, anche se fosse stato così, era una persona che aveva pagato il suo debito ed aveva trovato una occupazione onesta con la quale mantenersi.
Il giorno successivo il meteo non cambia e alterna pioggia a pioggia debole, pioggia fina, pioggia forte, pioggerella…insomma piove.
Durante uno sprazzo di “solo nuvolo”, riusciamo a visitare il Drummond Castle, che altro non è che un giardino spettacolare adiacente a  una tenuta immersa in un bosco…sembra di muoversi all’interno di una fiaba, dove ti aspetti da un momento all’altro di veder comparire una famiglia di gnomi che ti attraversa la strada…la natura è rigogliosa ed avvolge completamente il paesaggio, strade comprese!











Nel pomeriggio, lungo il percorso di avvicinamento a Forres, dove soggiorneremo per tre notti, la vegetazione comincia a diradare e compaiono i primi panorami caratteristici del nord della Scozia.








La speranza di arrivare almeno non fradici, si affievolisce sempre di più e gli ultimi 20 km ci daranno il colpo di grazia… ci presenteremo alla porta dei nostri “locandieri”, bagnati come pulcini…ci si leggeva in faccia, la desolazione per il disturbo che stavamo per arrecare (visto che si trattava di una abitazione privata), ma ci hanno accolto con un sorriso apostrofandoci con un ”nessun problema, è solo acqua, e…siamo in Scozia!”
Oltretutto, il marito mi permette di parcheggiare la moto in garage, assieme alla sua MG (non senza qualche peripezia).





Una coppia veramente simpatica e alla mano...hanno fatto di tutto per metterci a nostro agio, allietando così una giornata ingrigita dal meteo.








La giornata successiva, prevede la visita ad alcuni castelli e rovine. Piove.
Va beh, indossiamo le nostre tutine e “navighiamo” per le campagne scozzesi in un continuo saliscendi…su alcuni passi, la temperatura scende fino a 7 gradi, ma siamo attrezzati bene.
Alterniamo percorsi all’aperto, con visite guidate all’interno di vecchie dimore ancora arredate, dove la simpatia delle guide, regala sane risate a condimento dei racconti su quanto era avvenuto nelle epoche passate.








Tra una cosa e l’altra, maciniamo 400 km, oltretutto dovendo rinunciare ad alcuni castelli, visto che verso le 17, qua chiude tutto.











Grazie al cielo ci svegliamo il secondo giorno con uno splendido sole, che ci accompagnerà per tutta la visita del campo di battaglia di Culloden.











Interessante e triste…pensare di camminare sullo stesso terreno che tanti anni orsono fu teatro di uno dei più cruenti scontri di quel tempo.











Nel pomeriggio, ci aspetta il Brodie Castle e una escursione nel bosco, per raggiungere l’ansa di uno dei tanti fiumi color torba, caratteristici della Scozia.




















In serata, la quiete, dopo la tempesta…e andiamo a cenare in paese.








Il giorno successivo, tappa di trasferimento verso John o'Groats e, di seguito, l’imbarco per le Orcadi.

















La giornata è tranquilla, il mare è calmo, ma siamo l’unica moto sul traghetto…mah, che strano!





Sbarchiamo e, con il pomeriggio a disposizione, facciamo un primo tour delle isole, le quali sono collegate tra di loro con dei terrapieni che si elevano sull’acqua di un paio di metri, senza particolari protezioni che riparino la strada dal mare che in quei punti vi circonda… sembra di guidare su di un ponte galleggiante.








Scorgiamo un paio di relitti della seconda guerra mondiale, arenati poco distanti dalla riva e visitiamo la Cappella Italiana, eretta dai nostri soldati e molto caratteristica…poi, facciamo un escursione a piedi lungo la costa, per esplorare una profonda fenditura nelle rocce, scavata dalla forza del mare. La passeggiata prosegue attraverso un prato sconfinato, per poi raggiungere i resti di un insediamento di eremiti su uno sperone poco distante dalla riva, collegato da uno stretto sentiero dove bisogna cimentarsi in una specie di arrampicata.


























Siamo proiettati in una realtà lontanissima dalla frenesia delle città da cui veniamo…un mondo parallelo dove ci sei tu, la natura e….basta!
Ogni tanto ho bisogno di questo contatto, per ricordarmi quali sono le cose importanti e reali…da dove arriviamo e dove comunque siamo destinati a tornare.
Rientriamo dal nostro girovagare e, trovato un benzinaio a Kirkwall, la citta più grande delle isole, ci dirigiamo verso il luogo del pernottamento.
Il tempo si rabbuia, non tanto per l’ora tarda, quanto per le dense nubi all’orizzonte…siamo lontani da tutto e ad un certo punto, quando ormai ha di nuovo cominciato a piovere, scorgiamo un grosso casermone, nei pressi di un porticciolo deserto.
In pratica, hanno ricavato questo ostello da una vecchia struttura militare e non sembra che ci sia molto affollamento, nonostante il periodo…fuori scorgiamo una sola macchina parcheggiata…suoniamo il campanello e dopo un paio di minuti, ci viene ad aprire una simpatica signora paffutella, che ci mostra la stanza e alla quale chiediamo dove trovare un posto per mangiare qualcosa.
Ci dà un paio di dritte sull’unico posto che si trova a un paio di km da lì e si raccomanda di sbrigarci visto che qui alle 19:30 tutti chiudono!!!
Prima di allontanarsi ci chiede dove intendiamo parcheggiare la moto…perché, domando???
Con aria preoccupata, ci dice che sta arrivando una specie di tempesta e che dobbiamo cercare di posizionare la moto in un luogo riparato, perché sono previste raffiche di vento molto forti e potrebbero anche ribaltarla…nel frattempo si reca fuori dall’ingresso per spostare vasi e piante dalle zone esposte al mare!
Perfetto! Comincio a preoccuparmi.
Intanto pensiamo a mangiare qualcosa, poi vedremo.
Non ci infiliamo neanche le tute…con un occhio all’orologio e uno alla strada, cerchiamo il locale, che troviamo dopo qualche peripezia…umidicci, ci fermiamo davanti ad una porta per capire se quello fosse l’ingresso, visto che non era molto chiaro…guardo gli orari indicati e penso: dai, è ancora aperto….poi Simona smorza subito il mio entusiasmo…oggi è sabato…giorno di chiusura settimanale…azz, e mò?
Realizziamo immediatamente che quella sera non mangeremo niente di buono…anzi proprio niente (se non i biscottini che abbiamo poi trovato in camera)…e la mia preoccupazione per la tempesta veniva messa in secondo piano da quella che: quando Simona salta un pasto, diventa mooooooolto scontrosa!!!
Questa volta, per mia fortuna, se ne farà forzatamente una ragione.
Al rientro, parcheggiamo tra la parete della struttura e un’aiuola, sperando che basti a proteggere la moto dalle intemperie.
La mattina successiva, apro le tende della camera con un po’ di timore…purtroppo fondato.





Piove e gli arbusti poco lontani dalla finestra sono piegati dal vento…durante la colazione, la signora con un’ espressione ancora più preoccupata di quella della sera precedente, ci chiede se veramente intendiamo visitare le isole in moto…sono previste raffiche a 60 miglia…prendete l’autobus, che è meglio!
Ma dai, per un po’ di vento…cosa vuoi che sia…a Capo Nord, abbiamo già affrontato situazioni del genere, basta fare un po’ di attenzione…poi cribbio, conosco i miei limiti, non mi sembra che soffi così forte.
Tronfio di queste mie convinzioni, mi vesto e partiamo!
In effetti, non è proprio una brezzolina, ma al momento mi pare si possa affrontare.
Visitiamo Skara Brae, l’insediamento preistorico più importante delle isole,  poi parcheggiamo lungo la costa per una escursione a piedi.














Il mare, le onde, i nuvoloni neri fanno un po’ impressione e la percezione che le cose da qua in avanti possano solo peggiorare, comincia a fare capolino nella mia mente.




















La tappa successiva, ci porta su un altopiano molto esposto e comincio a fare fatica a mantenere una traiettoria rettilinea…la moto con il tris di valigie è una vera e propria vela…il vento non soffia mai né con la stessa intensità, né nello stesso verso…procediamo a zig zag, cercando di non invadere la corsia opposta (queste stradine sono larghe al massimo 3 metri) e nel contempo di non mettere le ruote fuori dalla carreggiata asfaltata.
Poi commetto l’errore di volermi fermare per fare una foto…fino a quando si procede a una certa velocità, l’inerzia ti aiuta a mantenere un certo equilibrio….quando ti arresti, questo equilibrio viene garantito solo dalla forza della gamba che hai appoggiato al terreno…una prima folata mi piega e mi sbilancia sul lato destro…quando, con tutte le forze che sono riuscito a raccogliere,  penso di essere riuscito a sostenere lo sforzo, ne arriva una ancora più forte che mi costringe ad accompagnare la moto per terra!
Subito il pensiero va a Simona, che però, fortunatamente, si è ritrovata praticamente in piedi…poi alla mia balena bianca spiaggiata, per capire che danni poteva aver subito e soprattutto come fare per risollevarla (intorno, non c’era anima viva)…ok che le valigie erano vuote, ma parliamo comunque di 300 kg di moto!
Senza pensarci troppo, dico a Simona che adesso dobbiamo raddrizzarla…prendila dal portapacchi, io la prendo dal manubrio e al tre tiriamo con tutte le nostre forze!
Al secondo tentativo, è andata…l’adrenalina ha fatto da anabolizzante e, ancora sbatacchiati dalle raffiche, riusciamo ad appoggiarla sul cavalletto.
Ad una prima occhiata nulla di grave…il manubrio sembra dritto e, a parte un paio di graffi sul paramani e sullo specchietto, pare che tutta la botta sia stata assorbita dalla valigia in alluminio, la quale comunque ha tenuto, riportando solo una lieve ammaccatura.
Insistiamo a voler raggiungere il luogo prefissato (un’isola collegata alla terra ferma da una sottile lingua di terra), che riuscivamo a scorgere in lontananza.





Seguiamo una strettissima stradina perpendicolare alla spiaggia…ma al momento di svoltare per costeggiare il mare, mi rendo conto che la moto sta diventando ingovernabile…la forza del vento, stava diventando insostenibile…percorro una trentina di metri, capendo che in qualsiasi momento, sarei potuto cadere…e mi fermo!
Non riuscivo a mantenere la moto in equilibrio...dico a Simona di scendere velocemente e di tornare indietro a piedi…io non so come, sono riuscito a girare la moto e a tornare fino al punto della svolta, quasi per miracolo incolume…e lì ho capito che il mio limite e quello della moto, l’avevo già superato da un pezzo.








Abbiamo dovuto rinunciare e ci siamo allontanati dalla costa…protetti dalle colline, la situazione, pur pericolosa, era più affrontabile.
Per visitare un altro paio di siti neolitici (Maeshowe Tomb e Stones of Stennes), abbiamo dovuto superare alcuni terrapieni in mezzo al mare e la situazione in quei punti era tornata ad essere pericolosissima…abbiamo fatto gli equilibristi su quel sottilissimo filo, che divideva una bella vacanza da un drammatico epilogo…e fino a quel momento ci era andata bene.

















Per questo, quando abbiamo dovuto decidere se rientrare da una strada panoramica che ci costringeva a ripercorrere quelle strade, o optare per la più tranquilla strada principale, non abbiamo avuto dubbi…non era il caso di andare a solleticare ulteriormente il fato.
Al rientro (ancora un po’ scossi), la signora paffutella, felice di rivederci incolumi, ci mette il carico da 90: stanotte e domani (giorno dell’imbarco per rientrare in Scozia), la tempesta si intensifica…probabilmente verranno soppressi alcuni traghetti!
Benissimo! Ora capisco come mai c’era solo la nostra moto sul traghetto…alcuni turisti raccontano di aver visto macchine spostate dal vento!
Vorrei smaterializzarmi e ricomparire in un luogo meno selvaggio…ma non posso.
Quella sera, mi consigliano di mettere la moto all’interno di una specie di garage a cielo aperto, almeno è protetta da quattro mura.
Quella notte avrò dormito si e no un paio d’ore…l’ululato del vento era lì a ricordarmi in ogni momento che la mattina successiva avrei dovuto affrontare almeno tre terrapieni in mezzo al mare (per arrivare all’imbarco non vi erano strade alternative) e, dire che sarebbero stati un terno al lotto, era il massimo della spiritosaggine che mi veniva in mente.
Non riuscivo a pensare ad altro…quante probabilità avevamo di finire in mezzo mare…cosa potevo fare, per evitare di mettere in pericolo Simona…poteva andare bene, ma poteva anche finire malissimo…la realtà di quel momento, mi ha sbattuto in faccia la cruda verità…il rischio esiste, ormai sei lì e lo devi affrontare, conscio che ti ci sei ficcato tu in quella situazione e nessuno ti può venire in aiuto.
Ci alziamo e la signora ci comunica che a causa del mare in tempesta, hanno cancellato le prime due corse del traghetto, ma che la nostra, al momento è confermata…carichiamo la moto e con qualche sorriso di circostanza, salutiamo e ci mettiamo in marcia.
Mi rendo subito conto che la situazione è ancora peggio di quella del giorno precedente…fino a quando il vento ti colpisce di fronte o di dietro, riesci a mantenere un equilibrio precario, ma nel momento in cui ti colpisce lateralmente, sei costretto a procedere inclinando la moto in maniera assurda e cercando al contempo di rimanere in carreggiata.
Arriviamo al primo terrapieno e fortuna vuole che le folate arrivino perpendicolari alla moto…incrocio tutte le dita che ho, sperando di ritrovarmi nella stessa situazione anche nei due punti successivi…speranze vane!
La strada segue una lunga curva e mi ritrovo davanti a una situazione che definire apocalittica, è dire poco…mi fermo all’imbocco del terrapieno lungo circa300/400 mt. e, a malapena, tengo la moto in equilibrio…le gambe mi sorreggono a fatica e capisco che ad ogni ventata potrei finire per terra…le onde del mare si infrangono sulla destra della strada, si impennano e coprono completamente la carreggiata, per poi concludere la loro corsa sul lato opposto.
Non riesco a scorgere nemmeno la fine del terrapieno…la situazione più paurosa che mi sia mai capitata. Non posso fare correre questo rischio a Simona, quindi le dico di scendere e di avviarsi con calma a piedi, facendo attenzione a non farsi sbalzare dal vento e a non farsi investire dalle macchine e dai camion che comunque riuscivano ad attraversare con molti meno problemi quell’inferno.
C’era poco da pensare…non ho pregato, ma era il caso che lo facessi…ho chiuso la visiera, nella speranza che mi proteggesse dalle onde e mi consentisse di scorgere almeno la direzione della strada…poi sono partito!
La foto che segue, non è la mia (in quel momento pensavo a tutto fuorchè a fare delle foto), ma rende parzialmente l’idea di cosa mi aspettava…anche se nel nostro caso la strada era molto più a livello del mare e le onde ancora più alte e forti.





 Con la moto inclinata a 45°, venivo schiaffeggiato dalle onde e contemporaneamente cercavo di mantenere il centro della carreggiata…l’immagine di Mosè che apre le acque, è quella che più mi rappresenta in quel momento…non vi posso spiegare quello che ho provato, ma non lo auguro a nessuno. Bastava una disattenzione, un’onda più forte, una folata più potente, veramente un niente, e la mia vacanza sarebbe finita lì…ma evidentemente non era il momento.
Ho raggiunto la sponda opposta in preda al panico e oltretutto non potevo neanche fermarmi immediatamente, perché la zona era troppo esposta alle raffiche e sicuramente sarei caduto…ho dovuto raggiungere una collinetta che mi proteggesse almeno parzialmente dal vento, per poter tirare un velocissimo sospiro di sollievo, mettere le quattro frecce e correre a recuperare Simona che comunque ci avrebbe messo un po’ a superare quella situazione.
Fortunatamente l’ho vista comparire tra gli schizzi delle onde, dopo che un pullman, capendo la situazione, l’ha protetta per buona parte della traversata…ne eravamo usciti incolumi!
Ma ancora non avevamo superato la terza situazione di pericolo, e l’esperienza appena vissuta ci poneva davanti a un grossissimo punto interrogativo…ce la sentivamo di affrontare ancora un rischio di questo tipo?
Caso vuole che fortunatamente, arrivati all’imbocco dell’ultimo terrapieno, il vento arrivasse questa volta da dietro e, nonostante non fosse comunque da prendere sotto gamba, lo si sia potuto superare con un minimo di disinvoltura in più, sbrigando quest’ultima pratica con la ripromessa di non voler mai più ritrovarsi in questa situazione…o per lo meno ridurre in maniera drastica le probabilità che ciò possa avvenire…ad esempio evitando di visitare luoghi palesemente inadatti alla moto, per i comuni mortali.
Raggiungiamo l’imbarco e ritroviamo i ragazzi con l’RT…pare che i pochi matti in moto, siano italiani!
Gli addetti del traghetto, assicurano le moto davanti a un TIR, utilizzando tutte le cinghie che avevano…e salpiamo.
Mai visto il mare così agitato…lo scafo si impenna su ogni onda, sollevandosi di svariati metri, per poi ricadere in maniera fragorosa…Simona, nonostante il meteo avverso, deve uscire all’aperto, perché non si sente bene…la seguo e, sul ponte, butto un occhio alla moto…avevo paura che il TIR si potesse spostare, finendo così per schiacciarla contro la rampa di accesso…fortunatamente i freni hanno tenuto…cosa che non ha fatto invece lo stomaco di Simona, che ha alzato bandiera bianca!
Raggiunta la terraferma mi rendo conto che i successivi 300 km, che si prevedeva dovessero proseguire lungo tutta la costa, saranno decisamente ostici…il vento, sommato all’acqua che arrivava dal cielo e dal mare, rendevano la guida praticamente impossibile…ho resistito una settantina di km, in condizioni proibitive, poi di comune accordo abbiamo deciso che non era il caso di insistere…ci affidiamo al Garmin e tagliamo verso l’interno delle Highlands!
Riesco finalmente a rilassarmi e ricomincio a gustarmi il paesaggio che ci circonda…fate conto di viaggiare sul set del Signore degli Anelli…minuscole stradine che attraversano una natura selvaggia e incontaminata…per kilometri e kilometri, solo voi e forse gli gnomi delle montagne…non c’è anima viva, niente case, niente macchine…niente benzinai, quindi premunitevi.























Uno spettacolo…solo questo, vale il viaggio!
Raggiungiamo l’hotel in serata, ritrovando solo ora e con un certo sollievo, la civiltà di un paesino abitato (Lochinver).
Anche il giorno successivo, i panorami si ripeteranno e, con il sole ad accompagnarci, il loro splendore sarà ulteriormente amplificato.


























Durante il percorso, non ci facciamo mancare una piccola escursione nel bosco, dove facciamo la sauna (intutati come siamo) e, di seguito, visitiamo un immenso giardino dove convivono svariate specie di fiori e piante.




















All’imbrunire raggiungiamo Dornie, dove pernotteremo e da dove il giorno seguente partiremo per il tour dell’isola di Skye.

La vista dalla nostra camera è davvero notevole:











Purtroppo i quattro giorni successivi pioverà incessantemente, ingrigendo non poco qualsiasi escursione che non fosse l’interno di un qualche castello...e rendendo striminzite anche le didascalie a commento delle foto che a breve seguiranno.
Skye, sotto l’acqua, non varrebbe neanche la pena di visitarla (l’abbiamo già vista con il sole durante una precedente vacanza e vi posso assicurare che sembra un altro posto).





Cascata Kilt Rock














L’alloggio successivo a Taynuilt era un po’ spartano…notare la leva per tirare l’acqua:





…ma almeno la moto era al riparo:





Opulenza dei castelli (Inveraray Castle su tutti):














Il Galles ci accoglie con un clima molto più mite raddrizzando, meteorologicamente parlando, una vacanza vissuta in questo senso in buona parte in salita.
Soggiorniamo a Caernarfon una graziosa cittadina di mare, colorata e vivace…i dintorni sono piacevoli ed è possibile effettuare alcune escursioni naturalistiche e diverse visite alle molte fortezze disseminate lungo il territorio (lo stesso Caernarfon Castle è patrimonio dell’Unesco).




















Scherzi del cielo:





…e tramonti sul mare:











Ma attenzione ai gabbiani…possono essere molto pericolosi (e la cittadina ne è letteralmente infestata):





Durante il trasferimento in Cornovaglia, sempre circondati da una natura rigogliosa, attraversiamo un simpatico paesino dove ogni negozio parla di fate e di magia: Glastonbury.











La nostra nuova sistemazione, per i prossimi tre giorni, sarà nuovamente all’interno di una abitazione privata, dove due gentili signori ci accoglieranno con dolci e succo di frutta.





Lui sembra Robin Williams in miniatura e lei mi ricorda Angela Merkel…poi c’è Molly, una simpatica cagnuzza scodinzolante!





I paesaggi ricordano le nostre campagne toscane mixate sapientemente alle coste bretoni…uno splendido sole ci permetterà, se non di fare una patta con le grigie giornate della prima parte della nostra vacanza, almeno di recuperare un po’ di buon umore che a volte andava a farsi benedire.














St Ives:








La cosa assurda di questi posti, sono le tantissime stradine assolutamente strettissime (un paio di metri al massimo), dove passa a mala pena una macchina…il problema è, che ai lati, la vegetazione non regala neanche un centimetro di spazio ed è altissima e fittissima…questo implica che, l’incrocio con un qualsiasi altro mezzo che non sia un’altra moto, costringe uno dei due a indietreggiare per svariate centinaia di metri.
Con la moto carica, mi è capitato di dover fare scendere Simona, scendere a mia volta, fare sei o sette manovre per girare la moto e ritornare al primo incrocio libero, per consentire a un trattore di passare…se questa situazione mi si fosse presentata in discesa o in salita (ed è facilissimo che possa capitare visto che queste stradine sono anche piuttosto lunghe) non sarei mai riuscito a girarmi e non oso pensare a quanti nomi mi avrebbe potuto dire il contadino di turno, costretto a tornare da dove stava venendo, in retromarcia. Sappiatelo.
Qui i fari, le spiagge, le scogliere a picco sul mare, la fanno da padrone…e sono bellissimi.











St. Michael's Mount:





Panorami da Kynance Cove e Lizard Point:











Tintagel e la Grotta di Merlino:











Si può tranquillamente pensare di passarci una settimana e comunque non riuscireste a godervi tutte le bellezze del posto.
Il viaggio volge alla conclusione, ma ci regala un ultima spettacolare attrazione: le bianchissime scogliere Seven Sister…un lungo sentiero ci porterà ai piedi di queste monumentali falesie…ma il tempo stringe e dopo Dover, i restanti due giorni, saranno di puro trasferimento.











Al rientro, di solito si tirano le somme…a volte sognavo ad occhi aperti, a volte avrei voluto non esserci…a volte avrei voluto essere in macchina…ma questa è la vita, e sono comunque felice di aver vissuto anche questa avventura…così come si è presentata al nostro cospetto e contento di averla superata senza danni!
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Rosso

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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #1 il: 30 Dicembre 2016, 09:29 »

Meraviglia!!!   5.1.gif
Foto stupende e complimenti per il viaggio. Ottimo reportage. Bravi! fiori
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..."Mediamente" anch'io...

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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #2 il: 30 Dicembre 2016, 16:41 »

me lo sono letto con calma senza perdermi una parola e ammirando tutte le foto, bellissimi sia il viaggio che il report  ..  7.gif 61.gif 61.gif 61.gif

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jackass

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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #3 il: 31 Dicembre 2016, 19:07 »

Bellissimo racconto
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tin bota!
va pian che l'è n'attimo!
[un ta 650 è per sempre]

VaraNera

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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #4 il: 31 Dicembre 2016, 23:11 »

Nei momenti in cui vi immaginavo affrontare le onde del mare o i diluvi di acqua, rimpiangevo le bollenti giornate greche dell'anno scorso!  12.gif
Comunque un viaggio di vera avventura! Complimenti doppi, per il racconto e per le bellissime foto!!
Un plauso particolare alla capacità non comune di Simona, impavida zavorrina in situazioni meteo piuttosto estreme  5.1.gif
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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #5 il: 01 Gennaio 2017, 13:02 »

complimenti per il viaggio e racconto super dettagliato  baloon baloon
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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #6 il: 02 Gennaio 2017, 12:01 »

Bellissimo report, bellissime foto!!
Un applauso a Simona x la pazienza e lo spirito di abnegazione!! :-)
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Re:Into the wild…the rain…the wind!
« Risposta #7 il: 02 Gennaio 2017, 14:32 »

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