http://www.motonline.com/normative/articolo.cfm?codice=364005La FEMA ha consegnato alla Commissione Europea le firme raccolte con la campagna "No alle ispezioni obbligatorie", lanciata in diversi paesi europei nel 2010. Acute e interessanti le argomentazioni citate.
La Federazione Europea delle Associazioni di Motociclisti (FEMA) ha consegnato nei giorni scorsi alla Commissione Europea 110.000 firme raccolte in diversi paesi. Si tratta di una petizione contro la ventilata idea di rendere obbligatoria la revisione periodica dei motocicli.
Noi italiani siamo abituati da dieci anni alla visita biennale obbligatoria. In realtà non sono molti gli stati europei dove vige tale prescrizione per le due ruote: Austria, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Spagna e Regno Unito.
La raccolta di firme era partita nel novembre 2010, dopo che la Commissione di Bruxelles aveva chiuso una consultazione pubblica per misurare l'orientamento dei cittadini su tale proposta.
La FEMA, per bocca del segretario generale, Aline Delaye, sostiene che "non c'è alcuna necessità di armonizzare le ispezioni meccaniche per i motocicli. Sembra una buona idea, ma non lo è. Comporterebbe infatti solo maggiori spese per gli utenti, senza alcun guadagno in sicurezza. L'Unione Europea piuttosto dovrebbe focalizzarsi sui veri aspetti critici: formazione dei guidatori, comportamento degli stessi e qualità delle infrastrutture. Proprio come proposto dal Parlamento poco tempo fa".
E a supporto delle sue tesi, la Delaye ricorda come nei pochi paesi dove la revisione periodica è stata istituita, non c'è stato un miglioramento della sicurezza. Del resto gli incidenti causati da problemi meccanici sono solo lo 0,3% del totale, e di questi solo una piccola parte potrebbero essere evitati con l'ispezione periodica.
Ecco dunque queste 110.000 firme, raccolte in Olanda, Francia, Belgio, Irlanda, Norvegia e Danimarca. La consegna è stata effettuata dal presidente della FEMA, Gerard Livett, nelle mani di Marit Ruuda, delegata alla sicurezza stradale nel gabinetto del Commissario europeo ai trasporti, Siim Kallas.
Per conto nostro, sarà difficile convincere il nostro Paese a recedere dall'obbligo, istituito il 1° gennaio 2001 e rivelatosi inutile, anche per la scarsa serietà di diverse officine che fanno revisioni eccessivamente "frettolose". Ma sperare non costa nulla.